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¾        Discorso  del Dott. Pasquale Simonelli

in morte del Prof. Dante B. Marrocco

 

 

Sembrava che non dovesse succedere mai; tante volte sono stato chiamato al suo capezzale e tante volte il suo cuore, la sua voglia di vivere hanno avuto la meglio contro il male, contro l’età inesorabile. Adesso che è finito, che i suoi grandi occhi, che venivano offesi dalla intensità della luce, si sono chiusi per sempre è come se noi, soci dell’ASMV, ci fossimo trovati improvvisamente orfani, privi di un padre spirituale, di un organizzatore, di un amico, entusiasta della vita, animato da una spinta perenne a lavorare, scrivere, pubblicare. Il suo nome, la sede dell’ASMV, erano diventati un punto di riferimento, quasi un simbolo di Piedimonte. Molti, più giovani di noi,  non sanno neppure chi sia Dante Marrocco nella sua qualità di studioso, ma conoscono Marrocco come punto di riferimento logistico, quasi un monumento vivente! Ed è proprio così; Marrocco, nella sua lunghissima vita di studioso, ricercatore, propulsore di idee e di iniziative, ha segnato la storia di Piedimonte Matese.   La sua enorme produzione letteraria ha richiamato studiosi da ogni parte del mondo e non c’è lavoro di ricerca riguardante la nostra storia, quella del Medio Volturno in particolare, che non abbia avuto come punto di riferimento le ricerche e le pubblicazioni di Marrocco.

Altri parleranno di ciò; io voglio ricordare l’uomo perché, forse più di altri, conoscendolo come medico, ho avuto modo di vederlo sotto un’altra ottica.

Personaggio difficile certamente, ombroso, quasi sospettoso, geloso delle amicizie si concedeva poco, pur contento di nuove conoscenze.

Viveva in maniera spartana, essenzialità di arredi nella sua camera da letto, essenzialità di  abbigliamento, nulla aveva valore del superfluo che oggi angoscia la nostra società consumistica, il suo unico scopo era lavorare per l’ASMV, farla conoscere, attraverso di essa stimolare gli studiosi del nostro territorio a conservare e tramandare le tracce del nostro passato per non perderne la memoria.

Il suo carattere era condizionato da questo ossessivo impegno ed a volte era irritante se veniva contraddetto. Ma, questo è il punto. Dopo tanti anni di collaborazione, sono certo di affermare che, se non si fosse intestardito nel volere determinate cose, oggi l’Associazione non ci sarebbe più.

Ha sopportato la mancanza di fondi rimettendoci di tasca propria, ha sofferto per l’indifferenza delle istituzioni, è rimasto spesso deluso per l’assenteismo in bellissimi concerti che periodicamente faceva eseguire, forse ha pianto per l’abbandono di alcuni amici che non riuscivano più a legare con lui, ma ha insistito e ha vinto;  il tempo, che è galantuomo, gli ha dato ragione: l’Associazione è più viva che mai; riprendendo indegnamente il suo spirito e i suoi insegnamenti faremo in modo che resti sempre viva la sua memoria che è lì presente nei suoi libri, nelle sue stanze dove si aggirava, ormai privo della vista e , a memoria, sapeva individuare un Testo, un opuscolo.

Questo era l’uomo! Una vita per la ricerca, la conservazione;  la scienza al servizio di una comunità, di un territorio affinché non andasse perduta la comune identità; la comune matrice dei nostri progenitori. Vorrei che la municipalità di Piedimonte si ricordasse di questo grande figlio eternandone la memoria con un segno tangibile: un busto o una strada o una scuola. Gli uomini come Dante Marrocco sono quelli che segnano e suffragano la civiltà di un popolo.

 

6 Aprile 2006

 

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