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I microclimi del Matese

 

(Articolo di Giovanni Caso tratto da Invito al Matese, 1953)

 

Il Matese presenta, nella sua estensione di grande pilastro ellittico dell’Appennino Meridionale, svariate qualità climatiche in rapporto con la presenza di aree di pianura, vallate alpine, burroni, colline, media ed alta montagna, fiancate e pendii ripidissimi che degradano verso i fiumi Calore, Biferno, Tammaro, Sava, Lete e Volturno. Le altezze variano da metri 150 a 2050 s.l.m. (cima di Montemiletto).

Nello studio della biologia  climatica, cioè delle reazioni biologiche organiche sotto l’influenza del clima, il Matese occupa un posto di primo piano per l’azione terapeutica delle sue località a seconda della varietà del clima e della possibilità di assuefazione, dalla quale dipendono in gran parte i benefici climatici per l’organismo umano.

Il clima in generale ed il microclima in particolare devono essere intesi quale sintesi di tutti i fattori terrestri ed atmosferici che siano capaci da soli o col concorso di speciali predisposizioni individuali (per lo più a sfondo neurovegetativo ed endocrinologico) di favorire la regressione di malattie infettive (specie nel periodo di attacco da parte dei germi) o di modificare gli stati minerali ed umorali organici per rendere l’uomo sempre meno ricettivo agli stimoli morbosi e più sensibile al ristabilimento dell’equilibrio funzionale con l’ambiente esterno. Di qui la necessità di precisare l’importanza della medicina per la scelta dello sport più adatto in montagna o della villeggiatura da praticare, in una parola per l’applicazione del clima alle esigenze fisiopsichiche e sportive, soprattutto della gioventù. Per la vasta regione montana del Matese che ha un circuito perimetrale di circa 200 km gli elementi da prendere in considerazione sono quelli abituali che o si elidono o interferiscono a creare il complesso climatologico dinamico locale (microclima) e cioè la costituzione del suolo e del sottosuolo, la vegetazione, le sorgenti, i corsi d’acqua, i componenti dell’atmosfera, la temperatura, i cambiamenti delle precipitazioni atmosferiche, la pressione barometrica, il regime dei venti, la ionizzazione dell’aria, i campi elettrici, la frequenza dei temporali, le radiazioni solari, le irradiazioni dal suolo e la radioattività cioè l’emanazione RADON.

Nelle varie località del Matese ove, pur nella prevalenza del clima temperato continentale proprio delle montagne appenniniche meridionali, sono individuabili ed applicabili varietà di climi locali o microclimi, tutti i fattori componenti il clima sono stimolanti oppure sedativi a seconda della posizione topografica delle singole località che si prestano così alle più svariate selezioni individuali ed alle migliori applicazioni terapeutiche.

Le stagioni climatiche, anche per il Matese, si possono dividere in stagioni estive (giugno, luglio, agosto fino a metà settembre) e stagioni invernali (dicembre, gennaio e febbraio fino a metà marzo), considerando gli altri mesi come indifferenti. Fra le zone preferite per le stagioni invernali si segnalano Gallo Matese, Letino, S. Gregorio e Castello d’Alife e la vasta conca a mille metri di altitudine che ha, al suo centro, il lago omonimo. Vi sono inoltre estesi campi di neve lungo il costone meridionale dei monti Gallinola, Esule, Montemiletto e sul costone settentrionale di Campitello verso la pianura del Matese Molisano.

Il Clima di media montagna che va dai metri 600 ai 1200 s.l.m. è consigliabile, oltre che per le indicazioni generali del riposo dopo il faticoso lavoro annuale o come svago estivo, anche alle persone anziane, agli individui eretistici, ai convalescenti di malattie reumatiche (come complemento delle cure termominerali) a scopo tonificante ed anche ai cardiaci in fase di compenso circolatorio e ai renali e vascolari ai quali sia stata interdetta la residenza al mare o in alta montagna.

Il microclima delle suddette località di media montagna del Matese si lascia facilmente e beneficamente sopportare e ciò in base ai seguenti requisiti: scarsa umidità la quale è sempre inferiore al punto di saturazione del vapore acqueo atmosferico; temperatura giornaliera con scarse differenze tra il giorno e la notte e fra una stagione e l’altra; pressione barometrica senza grandi rilievi massimi e minimi giornalieri; radiazioni solari mitigate dai leggeri venti quotidiani; la vicinanza di altre cime montuose e la presenza dei boschi coi quali avviene lo scambio temperante dell’aria rendendo tonico-stimolante l’azione del clima locale.

Nelle località del Matese, di alta montagna, come il monte Ianara, il Tamburro, la Gallinola, il Montemiletto, l’effetto terapeutico è essenzialmente eccitante o clinicamente  si rivela con l’aumento del ritmo circolatorio e respiratorio, con la frequenza del polso e con l’aumento dei globuli rossi e dell’emoglobina, della forza muscolare e con la migliorata resistenza agli esercizi fisici e sportivi. Questo clima può essere consigliato solo agli organismi che non abbiano tare ereditarie e che siano consolidati nei loro sistemi organici termoregolatori e neurovegetativi-endocrini. In proposito occorre il giudizio e la vigilanza del medico ed in tal caso anche i bambini molto depressi, intossicati, affaticati, e soprattutto i torpidi ipertemici ed ipotiroidei possono essere avviati in alta montagna assieme agli adulti anemici, agli infermi di diatesi essudativa, ai reumatici cronicizzati, ai nervosi ereditari.

Gli altri fattori climatici da considerare sono quelli legati alla qualità del suolo.

Il terreno dell’altipiano del Matese presenta pascoli naturali e, graminacee e leguminose. Essi danno vita ad una fiorentissima industria zootecnica e casearia durante sette mesi dell’anno in alternativa con i pascoli della pianura ubertosa del Volturno. Vi è in uso la cosiddetta transumanza dei greggi, cioè la vita lavorativa alternata fra il Matese e la pianura del Volturno secondo il ciclo climatico stagionale. I latticini freschi che si producono localmente durante l’estate servono quale utile complemento alimentare nel corso della cura climatica. Il fieno che si ricava è morbido, aromatico, composto in prevalenza di logli, festuche, agrostidi, leguminose, erbe mediche e trifoglio. Una parte dei terreni è coltivata a grano, segala e patata. L’aria è salubre. Sul Matese da molti anni non sono stati riscontrati focolai malarigeni. Sull’Altipiano vi sono molte sorgenti i cui corsi naturali si riversano nel lago posto al centro e che è alimentato dalle acque sorgive e dal quelle provenienti dallo scioglimento delle nevi. Il lago ha circa cinque chilometri quadrati di superficie, una profondità media di 5 metri ed un volume di 15 milioni di metri cubi di acquea; il suo fondo è costituito da uno strato argilloso impermeabile e, specie alla sua periferia, presenta alcuni infossamenti a spirale (inghiottitoi) dai quali una parte delle acque viene risucchiata verso ignote destinazioni. La temperatura di superficie è di 20°-22° C. durante l’estate; d’inverno si raggiungono temperature al di sotto dello zero ed il lago si presenta per lo più con estese croste di ghiaccio da novembre a febbraio. Questa grande massa di acqua, situata in una conca montuosa, contribuisce a mitigare le radiazioni solari e fa notevolmente aumentare l’umidità atmosferica mentre che, di inverno, raggiunto il punto di solidificazione dell’acqua, contribuisce, assieme ai venti, a conservare per due o tre mesi il manto di neve e di ghiaccio alla regione.

I boschi sono quasi tutti di antichissima origine e costituiti da querce, elci, cerri, rovere, carpini, frassini, avellani, aceri, cornioli, castagni e noci selvatici, al di sotto degli 800 m di altitudine, mentre nelle località poste al di sopra fino a un massimo di metri 1600 di altitudine, predominano nettamente il faggio e, solo in qualche zona (Letino-Boiano), è presente l’abete. L’efficacia dei boschi sta nella correzione delle acque di displuvio, nel ricambio della clorofilla, nella presenza dell’ozono il quale ultimo testimonia sicuramente della purezza batteriologica dell’aria e del suolo. Nei campi più riparati dai venti e nella quiete dei boschi, il cui terreno è ricco di humus, vegeta una flora lussureggiante che circa ottanta anni or sono venne messa in valore da un chiaro studioso e patriota: Beniamino Caso. Il Matese è ricco di piante e fiori locali: pelosella, dente di leone (cicoria pregiatissima), carlina, camomilla, albrano, ribes, nepitella, lichene, genziana, genzianella, trifoglio fibrino, arnica, anemoni azzurrini, papaveri, crisantemo dorato, miosotis, ciclamino, astri alpini, viola gialla, viola alpestre, bucaneve, lamponi, fragole odorose e ricercatissime, tutti insieme piante e fiori costituiscono l’ornamento cromatico e profumato delle distese verdi e riposanti, espressione della fertilità e della salubrità del suolo.

Questa montagna del Matese così ricca di possibilità climatiche è dunque un tesoro a disposizione degli abitanti di Terra di Lavoro e di Napoli di cui costituisce l’immediato retroterra.

Io mi auguro come medico e come meridionale che la grande città mediterranea e Caserta che le è sorella sappiano valorizzare la loro montagna dal punto di vista turistico e climatico in un piano saggiamente coordinato a tutte le altre attività economiche, industriali e dei mezzi di trasporto adatti a potenziare il Porto di Napoli ed il Mezzogiorno d’Italia.

 

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