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¾ Tonino Manzo (Necrologio)
II socio prof. Antonio Manzo, Tonino per gli amici,
inizia la collaborazione all’Annuario dell’Associazione fin dal primo numero del 1966: Con Tito
Livio nella regione Alifano-Matesina durante la seconda guerra sannitica, la
termina a quello del 2002, con lo
studio I Sanniti nel Periplo di Scilace. Il quale non fa a tempo ad
illustrare, alla presentazione del periodico, a settembre.
Fino all’agosto del
2003, assicura sempre la sua
presenza a ogni manifestazione associativa, quale la nostra Associazione e il Rotary Club di cui è stato Presidente con stile
ambrosiano, acquisito da socio di un Club nel capoluogo lombardo, come a quelle
pubbliche e a ci convegni culturali, ad accettare con piacere di scrivere
prefazioni e di presentare libri ed autori, e di fare interventi in
commemorazioni cittadine. Gode di sedere con soci ed amici in conviviali e in
serate estemporanee. Il piacere del conversare e il godimento di stare insieme
gli si leggevano sul viso.
Dal deliberato ritorno alla cittadina nativa, nel
1994 (l’anno lo ricordo, perché, cortesemente richiesto, accettò di presentarmi
la monografia ….et ecclesia Sancti Gregorii in Matese) fino ai sintomi
del male, anche successivamente, mostra egli qual é: uomo di lettere dignitoso,
soprattutto, e rispettato.
Colpito dal male, stoicamente, con esso convive
anche con spirito ironico e faceto – Il tumore sta là, io qua. Che centra lui?-
fino al giorno, quello ultimo della sua vita di studi, in cui, quel male gli
offre solamente tanto di forze da salire molto lentamente, in affanno, le due
rampe di scale di accesso al corridoio del Seminario, per raggiungere la Sala
Biblioteca, nella quale docenti universitari amici, da Milano, da Roma e da Napoli lo attendono. Essi,
soprattutto per il sentimento di
amicizia e di stima reciproca che li accomuna, sono là per parlare di lui ed
illustrare la sua vasta produzione scientifico-letteraria, la quale, lui,
ultima fatica, ha raccolto e selezionato, nella ponderosa antologia - 535
pagine – Scripta Philologa..
L’amico
prof. Alberto Grilli, docente anch’egli di Lingua e Letteratura Latina alla
Università Cattolica di Milano, in contemporaneità. nella postfazione
agli scritti del dotto collega che ammira, si trattiene a parlare più dell’uomo
che dello studioso, perché, dice “ la sua figura di uomo…è il presupposto della
sua figura di studioso…Nella vita di ognuno ci sono gioie e dolori, normalmente
più dolori che gioie, come purtroppo sa bene Tonino, ma c’è modo e modo di
affrontarli…Tonino ha goduto profondamente ciò che la vita gli ha dato di
bello, di positivo, prima di tutto la sua Lilli; ma di fronte al dolore non è
stato mai uno sconfitto, lo ha affrontato con tanta cristiana forza d’animo,
pur sanguinando dentro, che non si è spento l’ardore dell’anima sua.”
Il
prof. Grilli lo ricordo ospite di Tonino: le confidenze tra loro, gli dettano
le sentite, vive parole che disegnano il profilo dell’amico che sa gravemente
ammalato, senza tacere gli studi sui quali l’amico Manzo ha impegnato la sua
mente per farne parte e studio con i suoi allievi nell’aula.
Il
Prof. Giancarlo Mazzolli dell’Univesità di Pavia, illustra dottamente, in
particolare, gli studi di Tonino sulla dell’adynaton e il valore
filologico della ricerca, mentre il prof. Antonio Martina sottolinea la varietà
dei temi sui quali il collega si è soffermato nel corso degli anni, come quelli
dagli storici, dai retori, dai filosofi, dai poeti, dagli oratori.
Non
sintesi dall’amico e conterraneo prof. Michele Malatesta, il quale completa gli
interventi, ma squaderna l’animo di
Tonino, ne pone in luce l’opera di docente, le scelte, dopo averne rivelato le intime
qualità della persona, conosciuta amichevolmente da sempre, unendo al suo dire
molto partecipato, ricordi della sua vita giovanile vissuta in famiglia, poco
goduta. Così anche il prof. Giuseppe de Nitto, parla da amico all’amico e
ricorda l’attento filologo.
Un
coro di riconoscimento della persona e dello studioso: saggio di fronte alle
avversità, rispettoso e geloso delle amicizie, partecipe attivo di iniziative
culturali; nel suo studio, a documentarsi, a prendere appunti, a procedere alla
stesura dell’argomento con attenzione, ponderazione, a leggere , a rileggere, a
limare e a fare scomparire refusi dalle bozze di stampa. Il luogo studio gli
era rifugio e sollievo, fino alla fine, dalla solitudine nella quale fu a lungo
immerso negli ultimi anni, dalle non benigne fortune familiari, ultima, la morte
del fratello prete don Geppino.
Là,
componeva gli articoli per riviste di studi classici in varie parti d’Italia e
per l’Annuario,e per Fraternità Aperta (mensile francescano
promosso per impulso e diretto dalla prof. Angela Catorcio), e per Clarus voluto dal Vescovo Diocesano mons. Pietro Farina
e, per la sintesi dei suoi lavori, Scripta Philologa Volume che è sintesi delle sue ricerche e
studi. Alla cui apertura di testo, tutti gli scritti sono disposti
cronologicamente, ad iniziare dal 1966, con Dalla teoria alla prassi del
faceto in Cicerone, in “Rendiconti Istituto Lombardo” 100 e quello citato,
con cui inizia a scrivere per il nostro
“Annuario.” Sono 93 titoli di argomento
vario, dalla classicità latina a quella religiosa.
Nella
silloge, mi piace rilevare l’argomento sul quale s’è soffermato più lungo e non
di un solo autore classico: la facezia e il faceto, il motto
spiritoso e l’arguzia. Il professore Tonino è attratto dal tema, gli è congeniale
o gli è ricerca dettatagli da quello spirito che gli fa guardare la
ll’univeso, quali la barzelletta è frequente.
Gli autori che studia per il
faceto, Cicerone, Orazio e Quintiliano. Le epistole di Cicerone gli dànno
materia di ricerca, di analisi e di illustrazione; esse gettano non poca
luce sulla ricca ed esuberante natura dell’Arpinate,
che scrive… odiosasque res saepe,
quas arg umentis dilui non facile est, ioco risuque dissolvit ( le cause
odiose che non sono riuscito facilmente a risolvere con argomentazioni, sono
state risolte con una battuta e una
risata). Anche, ripeto, lo spirito di Tonino era pronto a porre in burla un
conversazione che non veniva a capo di un parere concorde.
A un altro argomento il professore Tonino ha
dedicato molto studio e un volume fondamentale, l’adynaton, la figura retorica usata nella poesia
classica, ad iniziare da quella greca e latina, che consiste nel subordinare
l’avverarsi di un fatto ritenuto
impossibile, come, ad esempi brevi, per dire della voracità dei Persiani ,
basta e avanza: -mettevano buoi sotto i denti-; di un uomo con
scarsi capelli – più calvo d’un cielo senza nubi.-
Anche la sola rassegna dei titoli degli scritti del
Professore vale a riconoscere e il percorso della sua attività di docente e le
predilezioni di studi specifici che sono scelte, quasi sempre conformi al
carattere e al sentire, nonché all’interiorità dello spirito, come la
sua formazione religiosa, ch’era pure
sua cultura totalizzante, come mostra l’altra serie di scritti ispiratigli dall’Antico Testamento e dal Nuovo e dalle
agiografie, che gli ha dettato il comportamento per tutta la vita.
Il male che subdolo lo rode, non l’avvilisce. Fino
alla fine. Alcuno l’ha udito lamentarsi. La consapevolezza e la forza del
saggio. Le ultime visite non mutano, tra noi, gli argomenti di conversazione,
che procede più stentata e lenta. Avverto che il male ora gli indebolisce la mente.
Vedere e sentire come si ottenebra la mente, nella
quale si agitano, per acquisire sapere, un miliardo di neuroni, quanti gli
astri dell’universo, e, in particolare, quella di un uomo dedito al sapere, è
un’esperienza che ti attanaglia e ti spaventa.
Dopo due giorni, lo vedo che la mente gli si è spenta.
Un dono a lui: un sonno lungo, prima di spegnersi,
senza sofferenza.
Una decisione ha taciuto a tutti, non a chi deve
eseguirla.
E non desti meraviglia quell’estrema volontà di
Tonino, che le sue ceneri, resti della cremazione, siano posti nello stesso
loculo dove già dormiva il sonno eterno la sua Lilli.
Egli fino alla fine s’è visto immerso nella
classicità; penso a quante volte, in solitudine, dopo la scelta, decisiva e
fuori della convenzione, s’è visto sulla pira cantata da Omero e da Virgilio,
non per scendere nell’Averno sulla barca di Caronte, ma per passare a vivere
nell’altro regno in cui sempre ha creduto.
Ho
visto in quella sua estrema volontà la classicità farsi anche norma di vita.
D.L.
*****
L’amico
che diceva, anche l’eco s’è spenta: - Il tumore sta là, io qua. Che c’entra
lui?- non siede al tavolo per la sua, nostra conviviale. Immancabile la sua
partecipazione. Per un anno ne ha presiedute tante anche lui, significative per lo stile ambrosiano con i
quale le qualificava, con il ricordo di quelle alle quali partecipava nella
Milano della sua vita di universitario, di docente delle scuole pubbliche e
della Cattolica che lo laureò. Dell’insegnamento di Lingua e letteratura latina
è frutto anche l’ultima silloge di studi di filologia, SCRIPTA PHILOLOGA, di
cui ha voluto farci dono nella conviviale di luglio.
La produzione scientifica del professore
Manzo, amico Tonino, è tutta ricordata dall’Autore in Bibliografia, nelle pagine premesse ai testi: da p. 16 a
24. L’esattezza del filologo appare anche nella cura che pone nella
suddivisione degli scritti. Chi vuol seguire con lui la via che egli ha
percorso per la vasta produzione scientifico-culturale, legga i titoli in
quelle pagine. Vi troverà, tra gli altri approfondimenti (che tali sono gli
studi sui quali sono già intervenuti precedentemente altri autori, con ricerche
di natura storica e filologica) le letture di pagine di T. Livio sulle guerre
sannitiche, pubblicate sull’Annuario, la rivista storica locale. Le quali sono
il segno del suo stretto legame alla
sua terra di nascita, che i Sanniti Pentri abitarono e strenuamente
difesero. Il primo studio è del 1986, anno di inizio della serie della Rivista,
l’ultimo è del 2002, n.° 18: I Sanniti nel Periplo di Scilace. Non lo
illustrerà nel prossimo ottobre.
Dopo 44 anni di residenza milanese
lasciai anzi tempo la mia attività lavorativa dato lo stato di salute di
mia moglie, tornai a Piedimonte per assisterla nel modo migliore, ma non pensai
affatto a raccogliere le vele.-
La prima presenza del non voler starsene inattivo, è
l’accoglimento, a me molto gradito, di accettare la lettura col giudizio di merito
di…et ecclesia Sancti Gregorii in Matese, il mio primo lavoro che gli
affido manoscritto per la Presentazione. E’ scritta nel testo pubblicato
nel 1994. Ne segue altra del 1996, per la storia della chiesa di S. Maria delle
Grazie, nella quale sono stato battezzato. Quando la prof. A. Catarcio dà vita
a Fraternità Aperta non fa mancare la sua preziosa collaborazione, che
continua in Clarus, rivista diocesana. La sua cultura e la sua anima le
pone a servizio della comunità nella quale si riconosce. E le sue osservazioni,
schiette e puntuali, in convesari, durante qualche cenetta, che diviene
piacevole convivio tra collaboratori.
Dopo.
Il male
che subdolo s’insinua, non l’avvilisce. L’animo si fa forte della fede di cui
s’alimenta. Fino alla fine. Alcuno l’ha udito lamentarsi. I viaggi degli
interventi e delle cure, poco gli si leggono in viso. La consapevolezza del
saggio. Le mie visite, e prima e dopo,
non mutano gli argomenti di conversazione. Studi, politica (lui ascolta le
notizie dei telegiornali, non legge la stampa quotidiana, che non regge l’odore
degli inchiostri) letture recenti e passate di classici, giudizi sui fatti
quotidiani, sulle istituzioni che cedono,indebolite ed attaccate nei gangli
critici…
Ma.
Gli
ultimi giorni, il male che più non si controlla, gli indebolisce la mente,
lentamente vengono meno quelle che sono le qualità, che in vita ha con cura
coltivato: preminenza della sua forte personalità con la vigilanza della
razionalità ed eminente capacità nell’ars dicendi, accoppiata all’altra del
faceto; qualche giorno innanzi ha dato le ultime prove dell’ars dictandi.
Vedere
e sentire come si ottenebra la mente, quella, dice la Montalcini, nella quale
si agitano, per acquisire sapere, un miliardo di neuroni, quanti gli astri
dell’Universo, e, in particolare quella di un uomo dedito al sapere, è
un’esperienza che ti attanaglia e ti spaventa.
L’ultimo ricordo che ho di lui: stenta a parlare,
fuggono le parole sempre dette, tace e riprova, pensa alla sua età, che fra
breve si compirà un altro anno di vita “sotto il segno dello scorpione, nel
quale tu e io siamo nati.” Ritorno
ancora da lui. S’è spenta la mente. Un dono a lui: il sonno, prima di
spegnersi, senza più sofferenza.
Eppure Tonino, quando non molti giorni prima
consegna il manoscritto al tipografo, spera e scrive: -Ed ora…dovrei essermi
abituato a volgere lo sguardo indietro nel tempo, a riflettere su come li ho
impiegati, a ripassare la storia della mia vita. Lo farò, ma non so quando; per
il momento, mi limito a dare brevi cenni biografici.- Così in Scripta
Philologa, p. 13. Nel quale volume, la “ Presentazione” del suo collega alla “
Cattolica”, prof. Alberto Grilli, traccia, nella brevità, pro veritate et
amore, l’essenziale dell’uomo e dello studioso Tonino. Per noi del Rotary,
l’amico.
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