La guerra del 1943 nel Medio
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La guerra nel Medio Volturno
nel 1943
Parte Prima - Capitolo
V
Le operazioni di
guerra
■
L’occupazione
del territorio di Caiazzo
Da parte americana, s’è visto, la battaglia
per l’occupazione del Volturno fu principalmente sostenuta dalla 3°
Divisione, ma sulle pendici delle colline fra Squille, Castel Campagnano e
Alvignanello, la 34° Divisione non dormiva, ma operava col 168° e col 135
Fanteria che iniziarono la loro pressione per lanciare teste di ponte.
Il 168° Fanteria prese le mosse da Limatola, fin
oltre il villaggio detto Annunziata. La sera del 12, il 1° e il 2° Battaglione
del 168° erano usciti dal campo di bivacco presso Sant’Agata. Per
attraversare il Volturno sarebbero stati aiutati dai genieri della compagnia C
del 109° Battaglione Genio. Le truppe marciarono per una via ghiaiosa che passa
per Limatola, e si immette su quella di Caiazzo, utilizzando una scafa (oggi
ponte). Nello stesso tempo, gli uomini del 3° Battaglione si disposero lungo le
pendici da Caràmboli a Montagnano, poco sopra l’abitato, piazzarono
cannoni da
All’1,45 l’artiglieria aprì il fuoco, e
i suoi 96 cannoni, cominciarono a tirare colpi ad alto esplosivo oltre il
fiume. Alle 2 il fuoco fu elevato nella traiettoria. Mentre fino a quel momento
aveva colpito in basso, sulle prime linee tedesche, ora il tiro veniva
allungato. Si formarono subito concentramenti vari per proteggere i punti di
traversata, e per incolonnarsi sull’altra sponda, e marciare. Una
impenetrabile nuvola di fumo fu diffusa dalla compagnia A del 2° Battaglione
Chimici e 1° e 2° Battaglione furono lanciati all’assalto.
Una compagnia del 2° Battaglione attraversò il fiume
a guado, a Nord di Limatola. L’altra riva fu raggiunta, ma i Tedeschi vi
avevano minato i terreni, per cui scoppi e morti fra gli Americani.
Il battaglione, a 800 yarde sotto corrente (circa
Il 2° Battaglione varcò a Nordest del villaggio
Annunziata, presso un gomito del fiume, non lontano da un piatto isolotto. Ma
era notte, e per giunta c’era la cortina di fumo, e i genieri sbagliarono
il posto già scelto nelle ricognizioni delle pattuglie. Ne venne che, dove
furono stese le corde, l’acqua era più profonda del previsto, e la ripa
alta e scivolosa. Furono necessari cinque uomini per sollevare uno per volta
centinaia di uomini intirizziti. Per questo ritardo si fecero le 6,45. Cinque
ore per attraversare!
Le avanguardie del 2° battaglione si spinsero subito
sulle colline boscose. Ma sono alture che tengono in soggezione la vallata, e i
Tedeschi non intendevano mollare. Ed ecco il loro contrattacco. Sulla sinistra
del battaglione scariche di mitraglia, e ne rimase paralizzata la compagnia L a
sinistra, a meno di
Poco dopo mezzogiorno si ripiglia l’avanzata
delle truppe verso San Giovanni e Paolo. E stavolta ci si serva di uno
sbarramento di artiglieria spostabile, piazzato dal 175 Battaglione di
artiglieria da campo e dalla compagnia Cannonieri del 168° Fanteria.
L’artiglieria della Divisione ebbe ordine di
concentrare il fuoco. Erano le 2 pomeridiane, e il cannoneggiamento cominciò, e
con esso l’avanzata del 1° Battaglione, proprio dietro ai proiettili.
Alla sera, San Giovanni e Paolo era raggiunto. Una compagnia, quella G, aveva
contribuito al successo.
Purtroppo, un plotone era entrato nelle vie del
piccolo paese che in quel momento era cannoneggiato dagli Americani. E ci
furono morti fra i loro soldati, mentre i Tedeschi già si erano ritirati.
Il 168° Fanteria si spinse su Caiazzo. Ma il 3°
battaglione era rimasto sulla riva sinistra, e alle ore 17 arrivò
l’ordine di attraversare a destra del 1° Battaglione. Durante la notte
l’ordine fu eseguito, e all’alba del 14 interamente attuato.
Era evidente che non bisognava dar tregua, e il 1°
Battaglione si spinse subito a Nord di Caiazzo, mentre il 2° Battaglione mosse
a Nordest per proteggere il fianco del reggimento. Ormai il 168° aveva
raggiunto i suoi obbiettivi. E si deve ammirare la forza di resistenza dei suoi
uomini che, dopo il brivido della fredda immersione, così intirizziti avevano
combattuto tutta la notte e il giorno seguente.
Sulle colline ad Est della confluenza, pure
all’ora zero del 13 Ottobre, il 1° Battaglione e la compagnia E del 135°
Fanteria si attestarono sui punti di scatto sulla destra della 34° Divisione.
Alle 01,45, il Battaglione Artiglieria da campo fece esplodere le sue
cannonate, e alle 2 precise, gli uomini scesero sul fiume.
Certo non c’era stata una seria resistenza
tedesca al guado degli Americani, come a contrastarne l’avanzata. Alle
2,20 la compagnia A aveva attraversato proprio sotto la confluenza del Volturno
col Calore, e del rivo maletémpo che viene dalle montagne di Frasso, e la
compagnia E, al lato opposto del reggimento, prima delle 3 aveva fatto molti prigionieri,
ed occupava la collina 131, ad Ovest di Squille.
Le fasi previste per occupare Caiazzo erano due:
secondo la linea di colline da occupare. Con la collina 131, la compagnia A
alle 5,27 aveva raggiunto la linea della prima fase dell’attacco, e il 1°
Battaglione avanzò verso la linea della seconda fase: la collina 283 fra
Vallone grande, Selvanova e Squarciavacche.
Nella mattinata i genieri avevano costruito una
passerella per veicoli leggeri, ma con tutto ciò, siccome i Tedeschi si
ritiravano lasciando mine e facendo fuoco, l’avanzata del 135° Fanteria
rallentò.
Torniamo un momento indietro. Oltre Volturno e Calore,
in Amorosi, un carro armato tedesco tirava sulla passerella fatta allora. Era
il primo. Poco dopo, carri tedeschi facevano fuoco sul posto di comando del 1°
Battaglione. In quella zona l’avanzata si fermò. Durante il pomeriggio il
1° Battaglione non fece alcun progresso, il 2° avanzò appena sera, ma ebbe
altro ritardo da una “buca” tedesca sorpassata nell’avanzata.
Comunque, alla sera del 13, il 135° Fanteria aveva raggiunto la linea di
seconda fase.
Ed eccoci al 14 Ottobre. Alle 4, il 1° Battaglione
occupò la collina 283 presso Selvanova.
All’alba, tanks anticarro del 776°
Battaglione anticarro, raggiunta la collina, cominciarono a far fuoco per
sostenere l’avanzata della fanteria. A mattino inoltrato, l’area
Sud della seconda fase era ripulita dai Tedeschi, le pattuglie operavano in
tutte le direzioni, e quelle della compagnia C presero contatto col 168°
Fanteria. Raggiunsero pure la statale 87 Sannitica, per attraversare il fiume a
Nord, e prendere contatto con la 45° Divisione fra Ruviano, Alvignanello e
Castelcampagnano.
Il generale Vietinghof riconobbe il successo della
34° Divisione causato dall’arrivo in ritardo di alcuni contingenti della
3° Divisione Panzer Grenadieren, i quali s’erano appena attestati
quando l’attacco ebbe inizio.
***
Le fanterie americane erano andate avanti, ma ora,
per sfruttare l’avanzata occorrevano rifornimenti e appoggi.
Solo alle 7 di mattina del 13 Ottobre, la compagnia
A del 36° Genio cominciò a trasportare fuori dell’area di raccolta verso
l’Annunziata di Limatola, l’attrezzatura per ponti leggeri.
Non mancarono inconvenienti. L’affrettata
gonfiatura dei canotti di gomma fu disastrosa. E poi la colonna era stata
avvistata, e i Tedeschi dalle colline opposte, da Monte Alifano a Squille,
misero fuori uso tre carri armati, e danneggiarono con shrapnell i
canotti gonfiati. Con tutto ciò i genieri, ostinati, spinsero i carri oltre il
villaggio, su una via fangosa fino al punto di scarico, a
Messa da parte l’attrezzatura danneggiata, nel
pomeriggio altra attrezzatura uscì dall’area di raccolta nel vallone
Ciummiento. Furono rappezzati i canotti che si potevano salvare. A sera,
pignatte fumogene furono aperte sul fiume. Ma anche il secondo sforzo andò a
vuoto sotto il rinnovato fuoco tedesco. Insomma, sul posto non si poteva
assolutamente attraversare. Ma si poteva a Squille. E alle 3, la compagnia si
mosse per Squille. Qui non c’era artiglieria tedesca, ma non
c’erano neanche vie di avvicinamento (bisognava raggiungere Dugenta), e
il fiume era
La compagnia A, invece di galleggianti da 6
tonnellate usò galleggianti da 12, e alle 10,30 del 14, i genieri avevano
alzato un ponte ben fatto. Sulle piste fangose fu gettata ghiaia, e i terreni
furono ripuliti dalle mine. Così si poteva distribuire rifornimenti al 135° Fanteria.
Per il 168° c’era stato il ponte da 30
tonnellate alla scafa di Caiazzo, fatto dalla compagnia B del 16° Genio
corazzato. Ma anche lì, fino al pomeriggio del 14, niente da fare. Intorno a
Caiazzo c’era sempre l’artiglieria tedesca. Il ponte fu ultimato al
mattino del 15 Ottobre, e così era assicurato, anche se con ritardo, il
rifornimento alla 34° Divisione, ma questo fu possibile solo quando i Germanici
si ritirarono.
***
Torniamo per poco al settore occidentale.
Nel pomeriggio del 14 Ottobre, il 7° Fanteria
ricevette l’ordine di lasciare le colline a Sud-Est di Pontelatone, e di
cacciarsi sulla via di Villa Liberi per giungere a Dragoni. I Tedeschi della
Compagnia Moller controllavano il settore innanzi a Villa Liberi.
Alle 16,45 il 3° Battaglione, sostenuto da carri
armati e da carri anticarro, tentò di arrivare a Schiavi[2].
Tentò prima che facesse notte. Niente da fare. Alle 22,45 si trovava paralizzato
da una resistenza tale da doversi trattenere sul fianco Sud-Ovest di monte
Fallano (m 318). Sulle pendici di questa collina, sulla via a Sud di Cisterna,
cadevano cannonate.
Un plotone ebbe il coraggio di lanciarsi entro
l’abitato, proprio innanzi ad armi portatili e a mitragliatrici tedesche.
Al tempo stesso la compagnia I seguì una via che gira intorno alla valle più in
alto, fra la collinetta Nizzola e monte Fallano.
La compagnia K si stava movendo sulla destra, lungo
una pista montana sull’orlo di un burrone, in cui scorre il noto ruscello
Pisciarello, fra monte Fallano e monte Maiulo a Sud. Ma si spersero. A
mezzanotte, il 2° Battaglione volle accostarsi a Prea, un villaggio vicino.
Anche qui ostacoli. Comunque, al mattino del 15, il 2° Battaglione aveva raggiunto
monte Friento (n 770), e controllava la via per Liberi[3].
Alle 8,30 del 15, il 1° Battaglione sorpassò il 3°
presso Cisterna, attraversò Strangolagalli, e raggiunse Sasso. Alle 15,
Cisterna era presa.
Il 2° Battaglione stava aggirando monte Friento, ma
durante la notte, in uno scontro coi Tedeschi che adoperavano armi pesanti,
ebbe forti perdite.
Al mattino del 16, i tre battaglioni del 7° Fanteria
si attestarono intorno a Villa Liberi. Ma si accesero combattimenti con
elementi del 29° Reggimento e del 19° Panzer Grenadieren.
La difesa di Villa Liberi fu accanita da parte
tedesca per tutto il 17, e soltanto la notte del 17-18 sembrò che i Germanici
avessero evacuato il paese.
Alle 6,15 del 18 l’attacco veniva rinnovato,
ma i Tedeschi se n’erano effettivamente andati e il 2° Battaglione entrò
nel paese deserto.
I battaglioni d’assalto occuparono monte
Iétena e monte Maro, e finalmente le truppe scelte del 1° Battaglione
penetrarono nell’alta valle attraversata dalla via Liberi-Dragoni, la
soleggiata valle di Maiorano di monte, e con essa siamo tornati nel Medio
Volturno.
È una valle elevata, a tre displuvi, due fra pieghe
e corrugamenti del Preappennino, e un terzo trasversale, che scende per
erosione, ad Alvignano. Al punto culminante dei tre displuvi è Maiorano che,
per questo, è interessante militarmente, in quanto è come una tana di volpe, a tre
uscite.
Alle 11,45 il 1° Battaglione si era avvicinato al
villaggio, ma sulle non alte fiancate della valle erano in attesa i Tedeschi
con mitragliatrici, fucili e pezzi di artiglieria. Gli Americani rimasero
inchiodati dove si trovavano, fino alla notte.
Il 2° Battaglione aveva seguito il 1°. Ora, avanti
era impossibile andare. Seguito dal 3° Battaglione salì sulle colline dietro
Liberi, sorpassò il 1°, paralizzato nel movimento, e raggiunse la via
attraverso un alto passo fra monte Iétena e monte Maro.
Durante tutto il pomeriggio gli Americani tentarono
l’accerchiamento di Maiorano. I 2° Battaglione combatteva da Sud, dalla
via presso monte Iétena. Il 3°, a destra, doveva raggiungere Dragoni, e nella
mattinata del 18 fece buoni progressi.
***
Benché fuori dall’area del Medio Volturno,
seguiamo ora per un momento il 7° Fanteria.
Il 16 aveva combattuto sulla lunga piega collinare a
Sud di Pontelatone. Il
La vasta zona in cui sorgono Pietramelara, Riardo,
Roccaromana, Pietravairano, è l’antico ager Stellas, il campo
stellatino, noto nella storia militare per gl stratagemmi tra Fabio Massimo e
Annibale, e nel momento di cui stiamo trattando interessante perché, sfruttando
la traversa di Pietravairano, fra Taverna nuova e Quattroventi, vi si poteva divergere
in offensive a Sud-Ovest sulla Casilina, e a Nord-Ovest nel Medio Volturno (la
diversione di Annibale, all’inverso). Le mosse del 15° Fanteria non
aspiravano a tanto, ma solo a guardare il fianco sinistro della 3° Divisione
dalla vallata volturnense.
A mezzanotte del 16-17 Ottobre, il 1° Battaglione
del 15° Fanteria era giunto, protetto dalle tenebre, alle pendici della collina
446, il castello medioevale di Roccaromana, e proprio fra la valle in cui sale
la via vecchia per Statigliano, e il fosso del Rivo che scende dall’alta
valle di Maiorano. Roccaromana era occupata dai Tedeschi.
Il 2° Battaglione piano piano occupò la quota
Il monte della Costa sovrasta alla via strategica
fra Roccaromana e la Tina. Il battaglione tenne la posizione per vari giorni,
nonostante il violento fuoco e i contrattacchi tedeschi. Però le perdite
americane furono tali che la forza della compagnia L restò ridotta a un gruppo
di uomini[4].
Era rimasta per tre giorni e due notti senza rifornimenti di cibo e di acqua,
ma sempre dirigendo il fuoco sulla via per Baia. Quando i Tedeschi si avvidero
di non poterla ricacciare dalla posizione, si ritirarono dalla Tina e da Baia,
pur avendo parato un attacco, il 21.
La mattina del 18 il 1° Battaglione attaccò
Roccaromana. Ma sul fianco della collina del castello e nella valle del Rivo
furono attaccati. Ne vennero difficoltà e ritardo, al punto che il battaglione,
solo alle 15,20, entrò nell’abitato. Intanto il 2° Battaglione attaccò la
collina del castello, per dove il 1° era passato e, a Nord, attaccò la montagna
della Costa. A sua volta, il 3° Battaglione con la compagnia L in testa,
sorpassò il 2°, e tagliò la via fra Baia e Pietramelara.
***
La missione della 3° Divisione era di prendere
Liberi, avanzare, sulla strada che va al Volturno, e occupare il ponte
Margherita, a Nordest di Dragoni, e non era stata ancora compiuta. Il 3°
Battaglione del 7° Fanteria aveva avuto l’ordine, alle 16 del 17 Ottobre,
di avanzare sulla via che, attraverso Liberi, porta a Dragoni, con le
istruzioni secondo cui il generale Truscott contava di essere a Dragoni
all’alba. Gli uomini si mossero rapidamente sulla serpeggiante via,
sorpassando il 1° Battaglione a Maiorano, e raggiunsero la collina di quota
L’avanzata divenne tanto rapida che il
generale Truscott dette ordine al colonnello Sherman di fermarsi, e di
aspettare i suoi ordini dicendo: “Voi avete fatto un biasimevole buon
affare con codesto battaglione, e non voglio che gli uomini vadano tanto
lontano!”[5].
***
Torniamo alla 34° Divisione e all’occupazione
di Caiazzo.
Vista l’avanzata della 34°, i Tedeschi
lasciarono questa cittadina, e si appostarono su quattro forti posizioni
vicine; a Nord, poco oltre il bivio di Taverna; a Sudovest, verso i Cappuccini;
a Nordest, sulla Sannitica, fra chilometro 51 e 52; a Est, a San Giovanni e
Paolo.
Gli Americani fecero convergenza su Caiazzo con la
Compagnia L del 168° Fanteria da Sud, contro il presidio tedesco ai Cappuccini,
fin dalle 5,30 del 13 Ottobre; col 168° Fanteria quasi per intero, il quale
sorpassò la città da Est a Nord (al di sotto del castello normanno), e si
diresse contro la postazione tedesca alla Taverna, nella serata del 13; con la
Compagnia I del 168°, che alle 4 del 13 aveva varcato il Volturno, e alle 14
s’era fermata in pianura, proprio sotto San Giovanni e Paolo; e con la
Compagnia G, pure del 168°, procedendo da Vallone grande contro San Giovanni e
Paolo.
Constatato l’accerchiamento, i Tedeschi nella
sera del 13, lasciarono Caiazzo, e nella notte del 13-14 gli Americani vi
entrarono. Il giorno seguente, più di 75 cacciabombardieri americani
bombardarono i ponti e le comunicazioni nei dintorni.
Dopo presa Caiazzo, il compito immediato della 34°
era di cacciare i Tedeschi più in là di Dragoni. Il 2° Battaglione del 135°
Fanteria si mosse su una bassa altura a Sud di Ruviano, fra i Morruni e ponte
nuovo, nella notte del 14 Ottobre, e si preparò a occupare il piccolo paese. Ma
subito dopo mezzanotte, il generale Ryder, perché non ancora riusciva ad avere
aiuti ed artiglieria attraverso il Volturno, dovette rimandare i piani di
attacco su Ruviano. Per giunta il generale Clark, informato che la 3° Divisione
tedesca si ritirava innanzi a tutto il VI Corpo d’Armata, proprio in
quelle ore mandò l’ordine alle tre divisioni di continuare subito
l’avanzata, senza sosta alcuna. Il generale Ryder ordinò al 135° Fanteria
di avanzare, e di lasciare Ruviano (che fu occupata la mattina del 15, dal 2°
Battaglione).
Nella giornata del 15 la resistenza tedesca fu
inflessibile. Erano appostati in campi dove si era mietuto il grano, ma più
ancora in uliveti e vigneti fra monte Garofalo e San Domenico presso il fiume.
A notte inoltrata si ritirarono, ma ci vollero due giorni per gli Americani per
assicurarsi che non c’erano più, e per premunirsi dalle mine. E così,
un’increspatura di
Gli stanchi fanti erano più che a mezza strada dai
loro primi obbiettivi. Un due miglia innanzi ad essi era Dragoni; a destra,
lontano ed arduo, s’imponeva il Matese.
Prima dell’alba del 16, il 168° Fanteria,
sulla sinistra del 135°, si era mosso tra le masserie, oltre le colline
boscose, per occupare Alvignano. Il 3° Battaglione incontrò resistenza a
Marciano freddo e poi a Montaniccio. Presso Marciano nel tardo pomeriggio il 3°
Battaglione respinse un plotone di fucilieri tedeschi sostenuti da un carro
armato, e nella nottata poterono occupare posizioni dominanti, a Sud di
Alvignano.
Venne l’ordine di porre posti avanzati nella zona, finché il 133° Fanteria potesse essere portato dalla riserva, e il 19 Ottobre inviato a occupare Dragoni.
Nella mattinata del 18 Ottobre, il generale Ryder
ordinò al 168° Fanteria che avanzasse verso Dragoni, e al 133°, comandato dal
colonnello Fountain, che attraversasse la vallata, fino a prendere il ponte sul
Volturno su cui passava via e ferrovia Napoli-Piedimonte. Il 135° Fanteria
avrebbe respinto i Tedeschi, e inviato un battaglione, nella notte, a imporre
una testa di ponte sul Volturno. Questi movimenti, se coronati da successo,
avrebbero tagliata fuori la ritirata tedesca dal territorio di Dragoni.
Elementi del 2° Battaglione del 168° Fanteria, verso
le 11, si misero in moto per Dragoni, seguiti dal 1° Battaglione. La Compagnia
I era inviata lungo le alture, a occidente di Alvignano, per passare oltre la
collina 361 riportata nelle mani del 7° Fanteria con l’ordine di stare di
fianco a Dragoni, sulla sinistra.
Mentre il 133° Fanteria stava spingendosi nella
fertile vallata per prendere il ponte verso Piedimonte, le pattuglie già
provavano a bloccare la via verso la cappella di S. Maria degli Angeli, a
Nordovest della Tina.
***
Torniamo un po’ indietro.
L’accerchiamento di Alvignano si completava.
Il 2° Battaglione del 168° Fanteria si mosse a
fianco della Compagnia I, verso San Marco. A Sudovest di quella frazione, si
sparava dalle due parti a meno di
Il Battaglione avanzò a destra di San Marco. Ma da
parte tedesca c’era intenzione di resistere e, alle 15,30, innanzi ai due
battaglioni americani fu lanciata una cortina di fumo, e intensificato il fuoco
di mitragliatrici, mortai e cannoni. Ed ecco l’improvviso contrattacco
nel tardo pomeriggio, come i Tedeschi usavano fare.
Elementi del 2° Battaglione furono lasciati liberi
nel movimento, per aiutare il battaglione a respingere il contrattacco. Quando
una seconda cortina di fumo fu lanciata dopo la prima, anche elementi del 3°
Battaglione vigilavano.
Su una collina sovrastante Alvignano, il colonnello
Butler e il tenente colonnello Kelley (comandante del 175 Battaglione
Artiglieria da campo), individuarono i punti dove l’artiglieri tedesca
faceva fuoco coi suoi cannoni semoventi. Si vide intanto una grande fiamma
verde, che era il segnale tedesco di attacco. Allora, da parte americano fu
intensificato il fuoco, e si preparò il contrattacco, ma, o fosse un finta, o
fosse la violenza dell’artiglieria americana, l’attacco tedesco non
venne. Anzi fu vista una grande fiamma bianca; segnale di ritirata. Visti
respinti tre loro cannoni semoventi di sostegno, i Tedeschi si ritirarono a
Nord, oltre Dragoni.
Intanto la Compagnia I, attraverso vecchi querceti,
aveva raggiunto la collina 361 occupata dai Tedeschi, Vi fu concentrato un
fuoco di artiglieria, e alle 18 fu occupata.
La giornata del 18 Ottobre si chiudeva con una lieve
avanzata del 2° Battaglione oltre San Marco, ma il 1°, finché non scese la notte,
non riuscì a fare un passo.
Visto che scaramucce di corpi isolati non
risolvevano sveltamente la situazione, nel pomeriggio del 18, fra i comandi
della 3° e della 34° Divisione si giunse a un accordo per occupare Dragoni e il
ponte Margherita.
Il comando della 3° chiese autorizzazione a quello
della 34°, di poter cannoneggiare Dragoni. La risposta fu: “È il vostro
settore. Marciate in testa e mettete fuori l’Inferno!”[6].
I particolari dell’accordo consisterono in questo: la 3° Divisione col
suo fuoco durante la notte avrebbe tenuta impedita, anzi vietata Dragoni; al
mattino del 19 la 34° l’avrebbe occupata.
Ma il 19 era una giornata di nebbia. Un messaggio
venne dalla 3° Divisione: “Forte nebbia su questo lato del fiume. Non
possiamo vedere Dragoni, ma sentiamo suonare le sue campane”[7].
Il 168° Fanteria avanzò su Dragoni prima
dell’alba, e occupò l’abitato. Ma tedeschi non ce n’erano.
S’erano ritirati più ad Ovest, a Trevolischi. Ne avrebbero fatto il punto
estremo, a destra, della terza linea di resistenza, con Alife al centro, e
Piedimonte a sinistra..
Non mancò fra le due grandi unità un po’ di
gelosia. Esponenti della 3° Divisione ebbero a dire che con l’attacco di
sorpresa, la 3° Divisione era entrata in Dragoni pochi minuti prima della 34°.
Forse Taggart non sapeva dell’accordo[8].
Gli Americani avevano ora sotto controllo un nodo
stradale di grande interesse tattico. A Dragoni (Pantano) confluisce la via 158
da Caiazzo che, facendo angolo, attraversa in
La
guerra del 1943 nel Medio Volturno
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[1] Blumenson, o. c., 285 ; Böhmmler, o.
c., 285.
[2] È l’antica “Villa Sclavia”, ossia degli Schiavoni, colonia di dàlmati, vassalla del monastero di S. Salvatore di Telese. Ignorando questo, e credendola di schiavi, e cioè di servi, il consiglio comunale, il 24 Agosto 1862 decise di mutare il nome in “Liberi”.
[3] Sulla resistenza tedesca a Cisterna e a monte Friento, v. pure: History of 3d Division…, 92.
[4] Taggart, History of 3d Division,
93.
[5] From the Volturno…, 65.
[6] From the Volturno…, 69. It is your sector. Go ahead and knock hell out of it.
[7] From the Volturno…, l. c.
[8] History of the 3d Division…, 93-94.