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di Luigi Cimino
1) O Matese, giogaia
di monti, con pianori e vallate profonde, con i laghi, le gole e le forre: Quale mano ti seppe comporre? Tu da secoli sfidi intemperie, molto spesso ti copre la neve, tante volte in te ulula il vento ma rimani col tuo portamento. In te vissero popoli antichi, Gente fiera, di stirpe sannita, con te vive da sempre la storia di cui in grembo conservi memoria. Ti ricordi le guerre romane? Le battaglie per l'autonomia? Quanti eserciti ti attraversarono, quanti morti in te abbandonarono? Tu vedesti alterne vicende, vigilasti sui giovani Pentri; raccogliesti le lacrime calde riversate in tante tue falde. Tu sei ricco di centri vetusti come Alife più
antica di tutti, in te vivono luoghi remoti sopravvissuti a più terremoti. Nei tuoi monti castelli e torrioni si conservano come bandiere, sono il simbolo più reale della tua storia medioevale. In te sorsero monasteri antri e grotte adibiti a preghiera. Ti raggiunsero nella nuova era Profeti del Vangelo, a raggiera. Ed Alife fu
cattedra antica del messaggio voluto da Cristo, fu Severo il primo tuo Antistes come leggesi dall'epigrafista. o Matese, passarono i secoli e ancor oggi in te corre la vita. Nel tuo seno trovano alloggio numerosi paesi di poggio. |
2) Nella piana del fiume Torano si distende Alife romana. Piedimonte
Matese s'aggrappa a tre monti che fanno da cappa. Poi si estende verso la piana cittadina moderna, esemplare. S'è adornata del tuo antico nome per le balze che fanno da addome. C'è Castello Matese a ridosso, con il Cila che accanto s'affaccia, Monte Muto con il campanile e l'eremo ch'è il suo monile. Poi più su, su di un poggio irreale, sorge e guarda S.
Gregorio Matese la vallata, il Volturno ed il piano: E' da secoli tuo cortigiano. Tra i più antichi paesi racchiudi Valle
Agricola etrusco - romana, con la Torre e la Terra d'attorno tutta chiusa da monti a contorno. C'è Letino accostato
a un ciglione col Castello che fa da bastione, con il Lete che scorre nel piano ed il Lago color zafferano. Lungo il Lete, il
rio dell' oblio, nasce Prata
Sannita munita del Castello dei Conti Pandone, di Venafro ricca accessione e Pratella che ancora conserva sul suo poggio l'antico borgo, poi s'adagia lungo le rive del suo fiume, sempre più vive. Il Volturno volteggia ai tuoi piedi, ti divide dalla piana campana, ti ha difeso, o Matese, ma
ormai esso scorre negletto semmai. Ma dai colli si affacciano ancora Ailano, l'antica Ebuziana,
che, col Cingla romito, t'osserva e ricordi lontani conserva, |
3) Raviscanina nell'arco incavato delle balze, lì sotto al Castello, cicaleccia e forse ti occhieggia, O Volturno, e poi ti corteggia. Sant'Angelo d' Alife romana sorge all'ombra del castro normanno, si distende ridente e sinuosa e talvolta fa la sciantosa. Affacciano, invece, sul Sava i due borghi dirimpettai. Ciorlano su in alto arroccato come falco lassù abbarbicato. Fontegreca di fronte vagheggia d'esser come una damigella, contornata da vari cipressi alla Vergine pur circonflessi. O Volturno, a breve distanza, Capriati a Volturno s'adagia, col castello che lo sovrasta Ti intravede quel tanto che basta. Là sui monti vèr Monteroduni sorge Gallo Matese lontano con il lago, il verde e le brune case antiche ove s'usan le crune. San Potito Sannitico,
sai,
fu un bel centro termale romano. Ancor oggi in esso permane di quel tempo qualche bel barbacane. Gioia Sannitica appare graziosa nella plaga in cui si protende, con rioni ed alpestri frazioni che ci tengono ai lor pizzardoni. Assolato o sferzato dal vento, coperto da nuvole o neve, su te vigila, come un ducetto, o Matese,
il canuto Miletto. ***** Piedimonte Matese, 08 settembre 2001 ***** da "Coriandoli"
poesie 2, di Luigi Cimino,
anno 2002. |
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