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     IL CANONICO MARCELLINO CIVITILLO- DOTTORE IN TEOLOGIA E

    MUSICA SACRA- CULTORE DELLA TRADIZIONE RELIGIOSA LOCALE.

 

 

                                                                            dell' avv. Luigi Cimino

 

 

 

Al Rev.mo Don Alfonso Caso

Neo Amministratore della Parrocchia  di S.  Maria Maggiore

In segno di stima

 

 

 

 

Piedimonte Matese, città amena, sorgente ai piedi dei Monti del Matese e sviluppatasi nei secoli lungo le rive del Maretto e del Torano, vanta anche di aver dato i natali ad un altro figlio che ha dato lustro  al suo nome: il

Canonico Marcellino Civitillo.

Egli vi nacque il 2 aprile 1880 e vi morì il 31 maggio 1938. All'età di 22 anni, il 6 giugno 1902 era già suddiacono.

Il nostro, canonico della chiesa di S. Maria Maggiore, dottore in Teologia ed in Musica sacra, svolse la sua attività sacerdotale tra la gente, dipanandola intorno alle sue due specifiche competenze, tanto da meritare di essere ricordato nei due campi, per gli scritti e soprattutto per le musiche che compose e che sono giunte fino a noi vive ed attuali come quando le compose, anzi imperiture nell'animo dei piedimontesi.

Esperto ed appassionato della storia  religiosa e  delle tradizioni della sua città natale, pubblicò uno studio dal titolo: "Origine e sviluppo del Patronato di S. Marcellino P. e M. di Piedimonte sui comuni di S. Potito

e Castello e S. Gregorio"  che mi piace pubblicare integralmente non soltanto per il contributo storico, ma particolarmente per focalizzare l'attaccamento del popolo al proprio Protettore e ciò per sfatare anche il detto popolare di oggi che "S. Marcellino protegge il forestiero", che  opportunamente andrà corretto con "S. Marcellino protegge tutti, anche il forestiero".

In esso vi si troverà il culto appassionato per il Patrono, l'amore per la propria terra, il radicamento del culto a Piedimonte e sobborghi, una dettagliata quanto austera notizia storica sul culto di S. Marcellino Patrono, un'esauriente prospettazione del riconoscimento ufficiale del culto  al Santo che rende  attuale e  moderno  e ravvivato il culto stesso.

"Nei primi secoli della Chiesa, quando infuriava la persecuzione contro i cristiani, non si ha alcuna traccia della istituzione dei Patroni, la scelta cioè di celesti Comprensori, ai quali i fedeli di una Nazione, città e borgata affidavano in modo speciale i loro interessi spirituali e anche temporali.

L'istituto formale del Patrono si incominciò a delineare dopo la pace costantiniana e andò gradatamente sviluppandosi nel Medio evo, specialmente in Italia.

Però la legislazione canonica e liturgica dei Patroni fu definitivamente sistemata da Papa Urbano VIII, il quale anche per estirpare gli abusi e le superstizioni che si erano infilati in una così bella pratica, il 23 marzo 1630 emanò prima un Decreto e poi nel 1642 la Bolla "Universa" in cui oltre le prescrizioni liturgiche, stabiliva fra l'altro che per ogni Diocesi, città, borgata uno doveva essere il Patrono principale, e questo scelto per elezione dalla Comunità ed approvato dalla S. Sede.

Ciò premesso, prima del Decreto e della Bolla di Urbano VIII, cioè all'epoca in cui Piedimonte, essendosi ingrandito per fabbricati e popolazione, si staccò dalla soggezione di Alife e denominata Terra comprendendo i casali di Vallata, S. Potito, Castello, S. Gregorio, ebbe la sua prima Chiesa parrocchiale S. Maria Maggiore e poi anche il suo feudatario, quale fu il Santo che il popolo si scelse per Patrono?.

Da documenti scritti e dalla tradizione non risulta che vi sia stata tale scelta; giacchè è vero che molta devozione si aveva per alcuni Santi, ai quali furono dedicate le prime Chiese, ma nessuno di questi era venerato con culto speciale da far supporre che fosse ritenuto come Patrono.

Invece dalla Storia sappiamo che la prima proclamazione del Patrono fu fatta dopo la Bolla di Urbano VIII e cioè nell'anno 1643, allorchè il Popolo  piedimontese radunatosi in pubblico parlamento stabilì a pieni voti suo patrono S. Marcellino P.e M. e ne ebbe l'approvazione dalla P.C. dei Riti con Decreto del 26 agosto 1645.

Dunque prima di S. Marcellino nessun altro Santo fu pubblicamente proclamato, e canonicamente e liturgicamente riconosciuto come Patrono.

Qui bisogna osservare che erroneamente si asserisce dal popolino che prima di s. Marcellino il Protettore di Piedimonte per la Parrocchia di S.M.M. era S.Rocco e per la Vallata S.Filippo, perché questa osservazione non è vera, né relativamente alla specie di Patrono, né rispetto alla priorità.

Difatti la proclamazione di S.Rocco a Protettore secondario e non principale venne fatta il 13 luglio 1743, cioè un secolo dopo quella di S.Marcellino, e per S.Filippo il 17 gennaio 1762;119 anni dopo.

In risposta poi a qualche supercritico che potrebbe in contrario riferire che prima di S.Marcellino era riconosciuto per Protettore S.Sisto I, diciamo che questa notizia non si trova in nessun documento, ma semplicemente nell'asserzione gratuita di taluni cittadini dei rioni di Vallata e Castello, i quali per questioni di campanile non volevano riconoscere il Patronato di S.Marcellino. All'uopo la S.C. dei Riti rigettando le ragioni di tali rioni ordinò con decreto del 15 dicembre 1691 doversi riconoscere S.Marcellino come Patrono non solo di Piedimonte ma anche dei Casali di Vallata, Castello, S.Potito, S.Gregorio, Sepicciano e Scorpeto.

Questo Decreto è tuttora in vigore, nonostante le discussioni, i desideri, le proposte e le affermazioni religiose dei suddetti Comuni e Rioni.

La conoscenza di questo grande martire della fede ed il culto speciale verso di Lui si è avuto in Piedimonte nell'anno 1641 quando il Vescovo Pietro Paolo della nobile famiglia dei Medici, essendo molto devoto, domandò ed ottenne dal Pontefice Urbano VIII una insigne porzione del cranio di S.Marcellino.

Ora siccome nel Medioevo la fede viva dei popoli ascriveva a grande fortuna ed onore custodire nelle proprie città e villaggi  le reliquie insigni dei Santi(da ciò le richieste continue delle Autorità ecclesiastiche ed i furti in grande stile di reliquie preziose) così per Piedimonte fu un avvenimento la venuta della sopraddetta reliquia.

Il popolo si infervorò tanto nella devozione a S.Marcellino che l'anno dopo con le obblazioni sue, del Vescovo e di due Duchesse di Laurenzana si fece costruire una statua di argento, nella cui testa venne collocata la reliquia, ed il 1 giugno processionalmente dalla Chiesa del Monastero del Carmine fu portata nella Collegiata di S.M.M., alla quale, come a chiesa matrice e principale, fu dal Vescovo con atto del Notar Giovanbattista del Vecchio, e con ordine   espresso che fosse custodita con tre chiavi, una da tenersi dal vescovo, l'altra dal Capitolo, e la terza dai Canonici eletti ogni anno per la cura attuale delle anime. Nell'anno 1685 fu collocata nella statua un'altra insigne reliquia consistente nell'intero osso del braccio di S. Marcellino, ottenuta dal Vescovo Giuseppe de Lazara.

Ma la sempre crescente devozione verso il Patrono fece ritenere non abbastanza decorata per contenere le preziose reliquie la primitiva statua, per cui  nell'anno 1700 col metallo dell'antica e con l'aggiunta di altro fu fatta lavorare la statua che attualmente esiste.

A curare poi il culto e ad amministrare le pingue oblazioni che dai fedeli si offrivano fu istituita una Commissione speciale laica.

Dobbiamo pure all'influenza che la devozione a S.Marcellino esercitava sulla pietà dei nostri antenati se oggi abbiamo in Piedimonte  un tempio maestoso non secondo a quelli delle grandi città.

Essendo difatti pericolante l'antica chiesa di S.Maria, con l'obolo e l'opera gratuita delle popolazioni, con il concorso delle diverse Cappelle laicali, del Vescovo D.Ferdinando Sanseverino, dei Canonici, e dell'Università nell'anno 1725 fu iniziata  la costruzione della chiesa attuale, che completata nel 1773 il 7 agosto fu aperta al culto dopo essere stata benedetta dal nominato Vescovo Sanseverino.

Il 12 maggio 1860 fu consacrata e dedicata all'Assunta e a S. Marcellino dal Vescovo Gennaro di Giacomo.

A cura poi del Capitolo rappresentato dal  Can.co Don Francesco Ferrazzoni l'anno 1879 fu  riparata e dipinta.

Ed oggi come allora i Piedimontesi, non degeneri nepoti di così devoti antenati, tutti concordi, Vescovo, Canonici, popolo hanno fatto a gara per restaurare il Tempio del Patrono nella statica e nella decorazione, onde perpetuare negli affreschi della volta, e tramandare ai posteri il loro costante e grato amore all'inclito Protettore S.Marcellino. Can.co Dott.Marcellino Civitillo"

 

L'altro aspetto, culturale ed artistico del Can. Marcellino Civitillo , che aveva innata la passione per il teatro, per la

scultura ed il giardinaggio (rimane, infatti, ancora oggi intatto  il giardino di L. go S. Sebastiano da lui personalmente progettato, impostato e realizzato), è la interessante produzione musicale sacra, tanto da lasciare varie composizioni musicali. Tra le altre:

1.      La Novena di S. Marcellino ( chiesa di S. Maria Maggiore),composta da Carlo Giacinto Jacobellis nel 1839 e

musicata dal nostro Canonico;

2.      La "Desolata" (chiesa di S. Maria Maggiore), preghiera popolare del Venerdì Santo musicata dal Can.

Civitillo e che rappresenta la desolazione "della Madre di Gesù" ed  i sentimenti umani e profondi della

Madonna, in morte del suo figlio diletto, Salvatore del mondo;

3.      La Novena dell'Immacolata Concezione, musicata dal nostro nel 1914 e rivisitata in alcune parti nel 1920;

4.      L'Inno sacro a S. Marcellino, composto da Gioacchino Buiani e musicato dal can. Civitillo;

5.      Coroncina per le anime del Purgatorio (Chiesa di S. Rocco);

6.      Novena del Rosario ed altro (chiesa di S. Domenico).

 

Avuta, per gentile concessione del maestro Enrico Caruso, la novena dell'Immacolata concezione, in attesa di poter avere anche le altre musiche del nostro Canonico Civitillo innanzi indicate, mi compiacerò di presentare intanto questa, anche per dar modo a tutti di conoscerla ed apprezzarla.

La novena dell'Immacolata Concezione si compone di 13 strofe,musicate la prima per il coro,la seconda per un duetto,la terza per solo,la quarta per il coro,la quinta per solo,la sesta per un duetto,la settima per il coro,l'ottava per solo,la nona per un terzetto,la decima per il coro di sopranini,la undicesima per solo,la dodicesima per il coro e la undicesima bis per solo.

Riporto soltanto le parole della prima strofe, potendosi leggere le altre a parte, per dare un cenno al frasario musicato noto ai piedimontesi:

O Concetta Immacolata

     Fosti eletta dal gran Padre

       Del suo Figlio degna madre 

    Tra le amate la più amata 

O Concetta Immacolata.

Alcune parti sono state riviste nel 1920, cosicché la strofa terza venne musicata per un solo di tenore,la quarta per il coro,la settima per il coro,la nona per un terzetto,la dodicesima per il coro, la sesta per un duetto ed infine la strofa ottava venne abbassata di 1 e 1/2.

Il Musicista Can.Civitillo si peritò di scrivere,poi, le musiche per i cantori e cioè per i baritoni, per i sopranelli,per i tenori.

Creò così una musica armonica,svelta e piacevole che favorisse la tematica delle parole delle strofe e creasse nell'insieme l'effetto di pregnante e pregevole invocazione sacra con il trasporto del credente e dell'artista.

E' una musica da conservare, ma anche da riprodurre,ripresentare non soltanto per l'occasione della novena, anche e soprattutto nelle riproduzioni dei cori presenti a Piedimonte Matese, per perpetuare simbolicamente il fascino che questo sacerdote, nostro conterraneo, ha saputo imprimere alle sue note e con esse all'espressione armonica che ne è derivata, ammaliante ed affascinante.

E' anche un ricordo di chi,come il Can.Marcellino Civitillo, ha saputo creare, come tanti altri figli di Piedimonte Matese, con l'arte che era in lui innata, modelli musicali che non devono perdersi nell'oblìo. Lo merita.

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